“Praticare sport fa bene!” Che sia su una rivista generalista o scientifica in sala d'attesa dal medico, su un post di un social-media o, ancora, in una conversazione alla fermata del bus, quante volte abbiamo letto o sentito questa frase?! Certo, se pensiamo allo stereotipo dell'atleta è indubbio che salga alla mente l'immagine di una persona fisicamente sana, prestante, sorridente e generalmente in salute.
Forse però vale la pena approfondire alcuni aspetti che, almeno inizialmente, l'assunto “praticare sport fa bene” nella sua semplicità non ci permette di cogliere.
Innanzitutto a cosa “fa bene”? Probabilmente la maggior parte dei lettori, giustamente, risponderebbe che fa bene alla salute. Ma cosa è la salute?
Sembra una domanda banale ma che presenta risposte così varie e differenti che si è perfino dovuta scomodare l'Organizzazione Mondiale della Sanità per definirla in modo univoco. Secondo l'OMS infatti “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità.”
Pertanto bisogna comprendere se, individualmente, la pratica di una disciplina sportiva apporta benefici ad uno o più di questi rami e quali. Per non esulare dal mio contesto di studio e professione mi focalizzerò sui risvolti più psicologici e sociali del praticare attività fisica e già posso anticiparvi che, fortunatamente, come vedremo in seguito, molti sport apportano un beneficio ad ampio spettro.
Ora però va sollevata una seconda questione: le discipline e sotto discipline sportive sono forse più di mille, fanno tutte bene ugualmente in modo e misura? Chiaramente no e chiaramente non è possibile attuare ricerche scientifiche rigorose su ogni disciplina sportiva.
E' però possibile dare alcune indicazioni generali se parliamo di attività agonistica, non-agonistica, dilettantistica, professionistica e se se trattiamo di sport individuale, di squadra o misto (cioè individuale ma praticato assieme a compagni).
Alcuni ricercatori studiarono le relazioni tra il tempo speso nelle attività sportive organizzate, sia individuali che di squadra, e l’autostima, utilizzando dati provenienti da 987 ragazzini durante il periodo delle scuole elementari. Il risultato delle analisi mostra una correlazione diretta tra il tempo passato praticando sport e l'accrescere dei livelli di autostima, soprattutto quando si è trattato di sport individuali.
In seguito altri studiosi indagarono l'effetto dell'attività fisica sulla qualità della vita percepita tra 590 studenti universitari di ambo i sessi e rappresentativi della popolazione del sud-ovest degli Stati Uniti. Riscontrarono che la pratica di un'attività fisica, di qualunque tipo, correlava con la valutazione positiva della propria prestazione fisica, del proprio aspetto fisico, e con una maggiore amicalità laddove la suddetta attività fisica fosse programmata e costante nel tempo. Gli autori, pertanto, conclusero che un'attività fisica regolare può aumentare l'autostima e può coadiuvare la creazione di legami amicali e, di conseguenza, migliorare la qualità di vita nei giovani.
Ma perchè l'autostima è così importante? Perchè questa, che è un concetto dinamico e in continua evoluzione durante tutto l’arco di vita del soggetto, è considerata la capacità che gli individui hanno di credere nelle proprie competenze al fine di potersi adattare a nuove situazioni di sfida. Essa ha un enorme impatto nella vita dell’individuo, influendo sulla qualità delle interazioni con le altre persone, sul conseguimento dei propri obiettivi e sul livello di felicità e soddisfazione che si è in grado di raggiungere. Correla con una buona integrazione sociale, scolastica e professionale e fa sì che si tenda a ricercare sfide in modo da poter confermare tale immagine positiva di sé in seguito al conseguimento di successi.
Inoltre gli effetti duraturi dell'esercizio regolare ma non agonistico sono stati individuati, in soggetti clinicamente depressi, in un miglioramento dello stato disforico. In particolare si può affermare che la riduzione dei sintomi depressivi è direttamente proporzionata alla durata dell'esercizio, intesa come numero totale di sedute di allenamento, ma non all'intensità dello sforzo fisico. Si osservano degli effetti duraturi se i programmi durano almeno 2 mesi con 2 o 4 sessioni per settimana. Queste modalità di esercizio si associano anche ad una riduzione di ansia di stato (ovvero un' ansia generalizzata e non reattiva ad eventi specifici), che si può protrarre fino a 15 settimane.
Chiaramente correre non risolve i problemi esistenziali individuali, ma sicuramente può offrire un sollievo temporaneo, come l'antidolorifico per il mal di testa, e ciò si spiega osservando l'aumento di endorfine e serotonina in circolo dopo l'attività sportiva. Questo stato potrà permettere all'individuo di impegnarsi con una attitudine proattiva in percorsi più strutturati per la soluzione del suo malessere.
Personalmente penso che anche l'attività agonistica, qualora lo scopo dell'atleta fosse il superamento delle proprie capacità, abbia ugualmente effetti positivi sulla mente, in quanto diventa una motivazione in più per vivere intensamente ed in buona salute.
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